mercoledì 5 marzo 2008

Una lettera esemplare

Su Repubblica del 4 febbraio 2008, è apparsa una lettera di una lettrice, Arianna Ciccone, che secondo me dovrebbe essere letta e riletta e magari fatta leggere nelle scuole.

Spero che la brava Signora Arianna non me ne voglia se riprendo la sua lettera, che pubblico integralmente:

"La mia patologia alle ovaie è molto complicata. Ma nel reparto dove mi sono ricoverata tutti sembravano avere la situazione sotto controllo. In mezza giornata mi hanno fatto tutte le analisi, non faccio file, non devo aspettare: elettrocardiogramma, tac, visite, analisi. Alla fine su un fogliettino leggo il tipo di intervento da fare e la mia preparazione negli ultimi 5 giorni.
Sono angosciata, un essere umano spaventato e si vede che, dai medici agli inservienti, tutti lo sanno. Mi chiedono come sto, come mi sento. Al momento dell'anestesia la dotteressa mi saluta: «Ciao Arianna, ci vediamo dopo». Quando mi sono svegliata, mi hanno spiegato nei dettagli ma con le parole più semplici come era andato l'intervento e sul mobiletto la cartella con le foto del prima e del dopo.
Nella stanza con me c'era Eugenia, una signora moldava di 44 anni, operata per un tumore all'utero, qui da noi fa la badante. Non vede i suoi due figli e suo marito da 4 anni. L'hanno accudita con amorevolezza e dedizione sia le infermiere che la famiglia per cui lavora. Mentre sfogliavamo il suo piccolo album fotografiço dei suoi figli e parenti mi ha detto «sono clandestina, ho fatto la richiesta di regolarizzazione a dicembre, ma ancora non ho risposta. Se fossi stata in Moldavia sarei morta, non ho i soldi per curarmi».
Il mio cuore è scoppiato, ero orgogliosa del mio Paese. Strafelice di pagare le tasse, il "mio" sistema sanitario mi ripagava con una prestazione che ha sbalordito anche il mio compagno inglese. Si è preso cura di me, di Napoli, e di Eugenia, che viene dalla Moldavia, a costo zero. Reparto di ginecologia, Ospedale Don Calabria di Negrar, Verona."

Grazie Arianna, per aver voluto condividere questa bellissima storia.

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